Un anno fa l’ing. Salvatore Siviglia consegnava (contro legge) il fascicolo aziendale dei baroni Gallelli di Badolato al loro estortore 29/01/2022 Era il 29.01.2022 quando gli impiegati della REGIONE
CALABRIADIPARTIMENTO AGRICOLTURA (cittadella regionale di Catanzaro), Domenico Modaffari, Maria Innocente, Giorgio Piraino, Francesco Curcio, e Giacomo Giovinazzo, Catanzariti, Soluri, cercavano e trovavano nell'archivio della Regione Calabria il faldone dell’azienda agraria dei baroni Gallelli, il quale fascicolo veniva poi consegnato (in violazione della legge sulla privacy) con firma del dirigente SALVATORE SIVIGLIA all’avvocato Salvatore Staiano (legale quest'ultimo al centro di diverse accuse per tentata corruzione di alcuni magistrati calabresi, al fine di ottenere sconti di pena per i propri assistiti appartenenti alla ‘ndrangheta) così come riportato dai giornali:
https://www.lacnews24.it/cronaca/inchiesta-salerno-salvatore-staiano-giuseppe-valea_167603/
https://www.iacchite.blog/catanzaro-il-pentito-mantella-lavvocato-staiano-e-il-gancio-dei-grande-aracri-con-i-magistrati-corrotti/
Il penalista Salvatore Staiano già difensore del clan di ‘ndrangheta Gallelli macineju operante in Badolato, e nuovamente difensore del geomentra Francesco Larocca (quest’ultimo condannato a 4 anni di reclusione in via definitiva per estorsione proprio nei confronti dei baroni di Badolato, nonchè fratello del genero del Boss Gallelli-macineru, anch'egli detenuto proprio per n'drangheta) otteneva quindi dal dirigente della Regione Calabria SALVATORE SIVIGLIA
(IN FOTO) la visione del fascicolo aziendale dei baroni Gallelli di Badolato (contro la legge sulla privacy) con richiesta del 19 dicembre 2018 e del 27 febbraio 2019. Grazie alla collaborazione di codesti impiegati della Regione Calabria, e all'ing. SALVATORE SIVIGLIA, il recluso Francesco Larocca dunque riusciva a mettere le mani su tutti i carteggi e i dati sensibili della storica azienda agricola dei baroni di Badolato, compresi i permessi e le concessioni relative ai pozzi d'acqua, alla piscina, ai contributi europei percepiti negli anni per le loro varie attività agricole, nonché tutti i carteggi e i progetti relativi al loro agriturismo sito a Badolato presso la tenuta di Pietranera. Dal detto faldone sarebbero poi spariti i disegni dei gabbioni in pietra sui quali nel 2007 è stata costruita e autorizzata a Badolato la sala dell'agriturismo della tenuta di Pietranera, di proprietà dei baroni Gallelli. Successivamente il malavitoso Larocca venuto a conoscenza dei carteggi, si attivava con segnalazini strumentali, esposti presso ARCEA, l'ASL, l'ASP, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, la Regione Calabria, e altri enti, strumentalizzando dunque a suo uso e consumo la pubblica amministrazione contro i baroni di Badolato, come provano tutte le denunce che nei mesi successivi gli avvocati dei Gallelli di Badolato hanno depositato nelle opportune, sedi, legali, competenti, proprio nei confronti del recluso Francesco Larocca e altri membri riconducibili al clan di ‘ndrangheta Gallelli-macineju (rei di attuare un nuovo disegno criminoso che rientra nella tipica mentalità mafiosa della rappresaglia, a seguito delle condanne subite in primo grado dalla giustizia). Nella copia di accesso agli atti del faldone Gallelli, si legge inoltre che i dipendenti Modaffari (questi oggi sindaco di Africo), Innocente e Curcio, scrivevano che la consegna dei faldoni Gallelli da parte della signora Soluri, è avvenuta senza essere accompagnata da un elenco di consegne, ma da faldoni anonimi senza nessuna indicazione, e solo grazie alla caparbietà del sig. Catanzariti, che approfondendo la ricerca anche in archivio presso la fondazione TERINA, in data 8 febbraio 2019 veniva individuato il faldone Gallelli e si avviava la procedura di accesso agli atti, per accontentare la richiesta del malavitoso Francesco Larocca.
Dopo la consegna dei carteggi in questione al recluso Larocca, la Regione Calabria (sempre a firma del dirigente ing. Salvatore Siviglia) non solo sospendeva ai baroni di Badolato tutti i contributi europei (inclusa la PAC sul loro storico e rinomato olio extravergine di oliva), ma chiedeva inoltre la restituzione dell’intero contributo sulla forestazione, pari a quasi un milione di euro, giustificando tale richiesta col fatto che oltre il 20% delle piante di forestazione messe sui loro terreni dai baroni di Badolato, erano andate perite a causa di incendi dolosi e siccità (come se il dolo della locale criminalità organizzata, unitamente alla naturale siccità dei luoghi, fosse invece responsabilità degli stessi baroni Gallelli di Badolato); calamità che i tecnici degli stessi baroni avevano già segnalato alla Regione Calabria a suo tempo, la quale per tali motivi di causa forza maggiore aveva già ridotto progressivamente il contributo comunitario loro spettante. Azione per la quale i baroni di Badolato hanno fatto causa alla Regione Calabria, il cui primo grado terminerà in ottobre 2025.
Più volte interpellata per PEC dalla segreteria dell’azienda dei baroni Gallelli, sia il dirigente ing. Salvatore Siviglia, che la giunta regionale di Roberto Occhiuto, NON ha mai fornito chiarimenti e spiegazioni in merito alla consegna (senza loro consenso) del fascicolo aziendale Gallelli, al malavitoso Francesco larocca (oggi detenuto a 4 anni per estorsione nei confronti dei baroni di Badolato). Di fatto in Calabria esponenti della criminalità organizzata, riescono illecitamente ad ottenere dalla Pubblica Amministrazione, i carteggi delle aziende delle loro vittime, al fine di porre in essere una rappresaglia contro chi ha il coraggio di denunciare.
Fonte: denuncia penale alla Procura della Repubblica.
Fonte: segnalazione Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Fonte: causa civile.