Le dipendenti “anta” secondo Elisabetta Franchi
12/05/2022 La stilista di moda Elisabetta Franchi si trova in queste ore al centro di un acceso dibattito. A suscitarlo le sue dichiarazioni in materia di assunzioni in azienda, durante un'intervista in occasione di un evento organizzato da il giornale Il Foglio a Milano, filmata e poi twittata dall'influencer Stefano Guerrera, il quale sulla piattaforma social ha scritto accanto al video «Perché non si sta parlando di questo abaco ad anelli di vergogna firmato Elisabetta Franchi?».
«Quando metti una donna in una carica molto importante poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni perché quella posizione è scoperta. Un imprenditore investe tempo, energia e denaro e si ti viene a mancare è un problema, quindi anche io da imprenditore responsabile della mia azienda spesso ho puntato sugli uomini», ha spiegato Franchi. Per poi rilasciare la dichiarazione bomba, definita dai più «da Medioevo»: «Oggi le donne le ho messe ma sono “anta”, questo va detto, comunque ancora ragazze ma cresciute. Se dovevano far figli o sposarsi lo avevano già fatto e quindi io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa, sono al mio fianco e lavorano h24, questo è importante».
Per sapere cosa pensa delle dipendenti “anta”, abbiamo quindi intervistato il barone Gallelli di Badolato, classe 1973 (Dr. in Sc. Politiche con una tesi sull’imprenditoria femminile in Calabria), nonchè legale rappresentante dell’omonima azienda agricola di famiglia in produzione dal 1589, e creatore nel 2007 assieme alla moglie Isabella Corsi di Turri e Moggio della seconda azienda di famiglia “castello Gallelli -grandi eventi”.
Domanda n.1:
La stilista Franchi ha detto che assume solo donne “anta”, cioè sopra i quaranta anni, per non avere problemi con assenze lavorative dovute a gravidanze. Lei cosa ne pensa?
Risposta:
Evidentemente nell’azienda di questa signora non si vuole conciliare i due aspetti della donna, ovvero il lavoro e la gravidanza, ecc. ecc.
Una grande donna del 400 Cristina da Pizzan, fu tra i prime a dimostrare che le donne possono conciliare la vita lavorativa con quella famigliare.
Domanda n.2:
La Franchi ha poi chiarito che:
"Purtroppo, al contrario di altri Paesi, è emerso che lo Stato italiano è ancora abbastanza assente, mancando le strutture e gli aiuti, le donne si trovano a dover affrontare una scelta tra famiglia e carriera. Come ho sottolineato, avere una famiglia è un sacrosanto diritto. Chi riesce a conciliare famiglia e carriera è comunque sottoposta a enormi sacrifici, esattamente quello che ho dovuto fare io".
Risposta:
Non è lo stato italiano che deve essere presente, le strutture e gli aiuti sono quelli che ogni imprenditore crea per la propria azienda. Infatti secondo l'art.2082 del codice civile, "è imprenditore chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi".
Gli elementi della nozione di imprenditore, sono:
-l'economicità dell'attività;
- la professionalità;
- la presenza di un organizzazione;
- il raggiungimento di finalità collegate alla produzione o allo scambio di beni o servizi. Secondo l'art. 2555 del codice civile, "l'azienda è il complesso dei beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa".
Dunque non è lo stato italiano che deve fare l’imprenditore al posto dell’imprenditore. Mio nonno diceva sempre che suo padre (proprietario inoltre della banca Gallelli di Badolato) sosteneva che la grandezza di un azienda è in verità nell’umanità delle persone.
Domanda n. 3
E’ sempre giustificabile il profitto?
Risposta:
La forza di un azienda non si vede dal profitto, ma dall’etica delle persone che la governano. Per noi l’etica viene prima del fatturato, e le persone non sono numeri da sfruttare in nome del profitto . Un azienda che agisce senza etica, è la mortificazione dello spirito umano.
Domanda n. 4
Ma come si può conciliare l’etica col profitto?
Risposta
E’ semplice!
Basta mettere al centro non il profitto, ma le persone che ti consentono di avere quel profitto. Basta che l’azienda venga incontro alle esigenze delle mamme, e oggi per fortuna internet fa molto.
Le aziende più grandi e all’avanguardia hanno investito nelle loro risorse umane, attivandosi in questa direzione.
La mentalità ”anta” è superata, ormai obsoleta.
La ringraziamo per il suo tempo.
di Alessandra Lipari.