Il barone Gallelli di Badolato ha detto sì alla nobile discendente di un pontefice 13/09/2007 Presso la splendida cornice della chiesa San Domenico e Sisto in Roma, oggi 9.06.2007 il barone Ettore Gallelli di Badolato, figlio del barone Vittorio Gallelli e della nobile Daniele Benso, si è unito in matrimonio con la nobile Isabella dei baroni Corsi di Turri e Moggio, figlia del nobile Stefano dei Baroni Corsi di Turri e Moggio, e della Principessa Fabiola Cenci Bolognetti di Vicovaro (quest'ultima Nobile e antichissima casata discendente da Papa Giovanni X Cenci - Tossignano, 860 circa – Roma, 929 centoventiduesimo papa della Chiesa cattolica dal marzo 914 al 27 maggio 928).
Il matrimonio è stato benedetto da Sua Santità Papa Razinger, che ha regalato ai neo sposi dei preziosi rosari, e ha scritto di suo pugno un augurio per la nuova famiglia, letto da S.E. Monsignor Karel Kastell (Decano della Camera Apostolica di Sua Santità), celebrante dell’unione, insieme a don Fabrizio Turriziani Colonna.
La sposa proviene da due antichi casati, da parte di padre infatti i Corsi di Turri e Moggio si stabilirono a Firenze nel medioevo e si arricchirono gradualmente arrivando ad acquistare numerose proprietà, prima in corso Tintori, e poi nella futura via dei Tornabuoni. Ebbero 28 priori di libertà e 9 gonfalonieri di giustizia nella Repubblica fiorentina. A Firenze, alla fine del Cinquecento Bardo Corsi acquistò il palazzo Tornabuoni, che, grazie all'attività del marchese Jacopo Corsi, divenne sede dell'Accademia fiorentina, legata alla camerata dei Bardi, e proprio qui, nel 1594, venne rappresentato il primo melodramma, La favola di Dafne, su libretto di Ottavio Rinuccini. Tra gli artisti del circolo musicale del Corsi ci furono Torquato Tasso, Claudio Monteverdi e Giambattista Marino. Nel 1502, sempre Jacopo, acquistò la villa Guicciardini Corsi Salviati a Sesto Fiorentino, una delle ville suburbane di Firenze più splendide. Una parte della famiglia si legò infatti ai Salviati, assumendo il doppio cognome, al quale si aggiunse poi anche quello dei Guicciardini.
Nel periodo granducale ebbero ottimi rapporti coi Medici e vi furono vari senatori in VIII secolo, ove ottenne dal sovrano delle due Sicilie i titoli di baroni di Turri e Moggio. Oggi la casata è attualmente costituita da due rami, quello baronale di Turri e Moggio, fiorente negli Stati Uniti d’America con un Jeck Corsi, e quello dei tre rami cadetti di Raimondo, Antonio, e Stefano Corsi. La famiglia è imparentata coi Principi Colonna di Paliano, coi Principi Hohenlohe-Bartenstein, coi Granduchi Asburgo Lorena, coi Principi de Sangro-Fondi, e in ultimo coi Principi Cenci Bolognetti di Vicovaro. Da parte di madre, la sposa discende appunto dai Principi Cenci Bolognetti di Vicovaro, discendenti da Papa Giovanni X Cenci (Tossignano, 860 circa – Roma, 929 centoventiduesimo papa della Chiesa cattolica dal marzo 914 al 27 maggio 928).
A Roma oggi alcuni palazzi e vie portano il nome Cenci, come palazzo Cenci, Piazza Cenci el Monte de' Cenci. Il capostipe della famiglia fu Stefano, Prefetto dell'Urbe e padre del Cencio che, nella notte di Natale del 1075, rapì il Papa Gregorio VII; altri li fanno discendere dal senatore di Roma Grisotto di Cencio vissuto nel 1148. Nel'XI secolo, due membri di questa famiglia (Paolo e Bernardino) parteciparono alla Prima crociata (1096-1099) con Boemondo I d'Antiochia. La famiglia possedeva una torre ed un balneum almeno dal XIII secolo; da essi prese nome il Monte dei Cenci sorto, come si riteneva secondo una teoria ormai senza fondamento, sulle rovine, del teatro di Cornelio Balbo. Nel 1554 ottennero il patronato sulla chiesa di S. Tommaso, costruita nel medesimo complesso. Già nel Rinascimento la famiglia annoverava circa duecento componenti, divisi in quattro rami.
Tra i membri della casata anche alcune Guardie Nobili Pontificie.
I Cenci sono imparentati con alcune delle principali casate italiane.
Avendo i Gallelli di Badolato incrociato il loro stemma con quello dei Baroni Corsi di Turri e Moggio, e quindi con quello dei Principi Cenci Bolognetti, i futuri baroni di Badolato vantano dunque discendenza da Papa Giovanni X Cenci (la quale cosa li rende praticamente la sola casata Calabrese discendente da un Papa).
Fonte: Libro d’Oro della Nobiltà Italiana (tutte le edizioni) Annuario della Nobiltà Italiana (tutte le edizioni).