CRONACA DI BADOLATO

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Il barone Ettore Gallelli nominato Parafreniere Pontificio di Sua Santità
25/11/2014
Don Ettore Gallelli Benso de Salazar di Badolato, è entrato a far parte del prestigioso corpo dei Parafrenieri Pontifici di Sua Santità, col titolo di barone di Badolato e conte Palatino. Con questa nomina i Gallelli sono divenuti di fatto il solo casato calabrese facente parte della famiglia Pontificia. I Parafrenieri Pontifici di Sua Santità, sono infatti uno prestigioso collegio di gentiluomini di anticamera, selezionati dalla Prefettura Pontificia tra le casate cattoliche più illustri, che dal 1922 assieme ai Sediari Pontifici condividono le mansioni dell' anticamera di Sua Santità. E' quindi una delle poche casate italiane, autorizzata a detenere presso le proprie residenze il trono papale, che è il prestigioso seggio realizzato in stile barocco, con preziosa foglia d'oro ed elegante velluto rosso, il cui uso è storicamente concesso ai membri della famiglia pontificia. Una forma di tradizionale cortesia verso la Santa Sede, riservata alle visite del papa, dei cardinali, vescovi, o dignitari dell'anticamera di Sua Santità. I Parafrenieri Pontifici inoltre sin dal 1378 anche una propria confraternita, intitolata alla loro patrona Sant'Anna, venerata in una cappella all'interno della basilica di San Pietro. Papa Pio IV concesse loro di edificare, nel 1565 nei pressi di San Pietro, una chiesa intitolata a Sant'Anna, opera progettata e realizzata dall'architetto Jacopo Barozzi da Vignola. La confraternita, ricca e potente, incaricò il pittore Michelangelo Merisi da Caravaggio della realizzazione, per la cappella in San Pietro, di un dipinto raffigurante la loro patrona con Maria e Gesù bambino, opera ancora oggi conosciuta come Madonna dei Palafrenieri, conservata presso la Galleria Borghese in Roma. Ancora oggi la Venerabile Arciconfraternita Vaticana di Sant'Anna de' Parafrenieri è retta dai Sediari pontifici. Ne è Primicerio il Prefetto della Casa Pontificia ed è retta dal Decano Generale, attualmente Frà Massimo Sansolini. Ha un Secondicerio, generalmente scelto tra i Prelati di Anticamera ed un Cappellano. Oltre al Collegio dei Sediari pontifici, ne fanno parte anche altri membri della Famiglia pontificia, alcuni Ambasciatori presso la Santa Sede e membri delle più note casate nobiliari pontificie. Eccezionalmente vengono ammessi anche altri laici di provata moralità e fede cattolica, benemeriti nei confronti del Pontefice e della Chiesa. A tale nomina ha influito probabilmente il fatto che don Ettore è il marito della nobildonna Isabella dei baroni Corsi di Turri e Moggio (nata a Roma il 27 nov. 1976) Dottoressa in Scienze Politiche presso l'Università Sapienza di Roma, figlia del nobile Stefano dei baroni Corsi di Turri e Moggio (nato a Roma il 30.giu.1945) Dottore in Economia e Commercio, e della Principessa Fabiola Cenci Bolognetti di Vicovaro (nata a Roma il 7 aprile1954) figlia del Principe Don Paolo Cenci Bolognetti di Vicovaro (Guardia Nobile Pontificia) e di Giovanna Malvezi Campeggi dei marchesi di Dozza. I Principi Cenci Bolognetti sono infatti i diretti discendenti di papa Giovanni X Cenci (Tossignano, 860 circa – Roma, 929) e centoventiduesimo pontefice della Chiesa Cattolica. Tra i membri di Casa Cenci, si contano inoltre Cardinali, Legati Pontifici, Governatori, Podestà, prelati, letterati, uomini d'arme, diplomatici e uomini politici dello Stato Pontificio. In età medievale, membri del casato ricoprirono vari incarichi pubblici tra i quali la carica di Senatore di Roma e di Prefetto di Roma. Risultava composta di vari rami fin dal sec. XI. Nell'archivio Cenci, oggi presso l'Archivio di Stato di Roma, sono custoditi documenti di famiglia risalenti al XII secolo. I Cenci risultano imparentati con diverse famiglie romane tra cui i Crescenzi. Tuttavia l'uso molto comune del nome Cencio e dei crescenti in alcuni stemmi nell'area romana, presenta ancora incertezze sulle relazioni tra le famiglie e sulla riconducibilità ad un medesimo capostipite. Si ritiene che il capostipite della famiglia fu Stefano, Prefetto dell'Urbe e padre del Cencio che, nella notte di Natale del 1075, rapì il Papa Gregorio VII; altri li fanno discendere dal senatore di Roma Grisotto di Cencio vissuto nel 1148. Nel'XI secolo, due membri di questa famiglia (Paolo e Bernardino) parteciparono alla Prima crociata (1096-1099) con Boemondo I d'Antiochia. La famiglia possedeva una torre ed un balneum almeno dal XIII secolo; da essi prese nome il Monte dei Cenci orto, come si riteneva secondo una teoria ormai senza fondamento, sulle rovine, del teatro di Cornelio Balbo. Nel 1554 ottennero il patronato sulla chiesa di S. Tommaso, costruita nel medesimo complesso. Già nel Rinascimento la famiglia annoverava circa duecento componenti, divisi in quattro rami. Tra i vari rami il più noto è quello detto di Arenula dal rione dove ebbero le loro abitazioni: non risiedendo lontano dal Tevere e dall'Isola Tiberina, essi diedero poi nome ad un tratto di Lungotevere. I Cenci di Arenula, sin dal secolo XIII, ebbero membri che ricoprirono cariche cittadine come facenti parte della nobiltà municipale. A questo ramo appartenne nel secolo XIV Giovanni di Giacomo, Cancellarius Urbis prima (1367) e Senatore di Roma poi (1380), nominato Romani populi generalem capitaneum, ordinatorem et reformatorem ad partes et loca districtus Urbis in Tuscia, Colinea et Sabinea constituta, fu costui a presiedere alla cerimonia di sepoltura di S. Caterina da Siena a Roma; così come altri membri della famiglia ricoprirono ancora la carica senatoriale e ripetutamente la carica di Conservatore. Nel 1432 il nobile Giacomo di Lello di Alessio Cenci acquistava il casale di Falcognana ed altre tenute confinanti da Prospero e Odoardo Colonna per 5.652 fiorini. L'intensa attività mercantile esercitata durante il secolo XVI soprattutto da Cristoforo, già canonico di San Pietro che divenne Tesoriere generale della Camera Apostolica (1550-1560), gli consentì di accumulare notevoli ricchezze oltre a quelle già possedute grazie al commercio sul grano. La famiglia divenne così tra le maggiori proprietarie di casali ed estese tenute nella campagna romana, come Falcognana, Castel Campanile, Testa di Lepre, Capo di Bove o Mausoleo di Cecilia Metella e Torrenova. Quest'ultima, dalla famiglia Cenci, prese nome di Rocca Cencia, così come Tor de' Cenci; i suoi componenti furono anche Signori dei castelli di Nemi (1566-1572) e Genazzano, in Abruzzo, di quelli di Assergi (acquistato tra il 1530 ed il 1540), Pescomaggiore, Vallefredda, Filetto, Camarda ed Aragno, che dovranno cedere ai Caffarelli dopo le vicende dell'assassinio di Francesco padre di Beatrice. La famiglia fu illustrata dai cardinali Tiberio, Baldassarre, Serafino e Baldassarre juniore. Al ramo di Arenula appartennero Francesco e la figlia Beatrice, protagonisti di un clamoroso caso giudiziario alla fine del Cinquecento. Il principato di Vicovaro pervenne ai Cenci per eredità Bolognetti grazie al matrimonio tra Virginio Cenci e Anna Maria Bolognetti, sorella di Giacomo Bolognetti, III principe di Vicovaro. Da questa unione ebbe origine la casata dei Cenci Bolognetti principi di Vicovaro: • Girolamo (m. 1803), IV principe di Vicovaro • Virginio (1765-1837), V principe di Vicovaro • Alessandro (1801-1872), VI principe di Vicovaro • Virginio (1840-1909), VII principe di Vicovaro • Guido (1881-1965), VIII principe di Vicovaro • Paolo (1929-1996), IX principe di Vicovaro • Stefanello, X principe di Vicovaro Palazzi • Palazzo Stati Cenci, o Cenci alla Dogana oggi Palazzo Maccarani Stati. • Palazzo Cenci-Bolognetti, in Piazza del Gesù. • Palazzo Bolognetti-Torlonia, demolito nel 1903 nella realizzazione di Piazza Venezia. • Palazzo Cenci alla Regola. • Castello di Vicovaro (detto Palazzo Cenci Bolognetti). • Castrum del Mausoleo di Cecilia Metella. • Castello di Torrenova, proprietà dei Cenci dal 1562. Non a caso il matrimonio tra i baroni Gallelli di Badolato e i baroni Corsi di Turri e Moggio, è stato celebrato da S.E. Monsignor Karel Kasteel, Decano dell'Anticamerea di Sua Santità, con la benedizione scritta di Sua Santità papa Benedetto XVI (Joseph Aloisius Ratzinger) il quale ha donato ai neo sposi due rosari composti da pietre preziose. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Giovanni_X

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