Esponente della malavita organizzata ottiene dalla Regione Calabria la visione del fascicolo aziendale delle sue vittime 13/05/2024 L’amministrazione regionale di Roberto Occhiuto continua a non chiarire la violazione della privacy, avendo ceduto ad un malavitoso il fascicolo aziendale delle sue vittime. Tutto ebbe inizio quando la storica azienda agraria dei Baroni Gallelli di Badolato (in attività dal 1589) avendo subito vent’ anni di estorsioni da parte del clan malavitoso di Badolato denominato GALLELLI -macineju, a seguito delle indagini della DDA di Catanzaro, condotte dalla Squadra mobile della Questura di Catanzaro, a firma del Procuratore Dr. Nicola Gratteri, il 07.12.2017 portava agli arresti di sette (7) presunti membri del detto clan. Il 14 novembre 2020 l’esito del processo scaturito dall’indagine “Pietranera” vedeva 4 condanne e 4 assoluzioni degli imputati, tra cui il geometra FRANCESCO LAROCCA (recluso a 4 anni per estorsione proprio nei confronti dei baroni Gallelli, nonchè fratello di Vincenzo Larocca, genero del capo bastone Gallelli-macineju, boss anch'egli detenuto per ‘ndrangheta).
Tuttavia impiegati della REGIONE CALABRIA DIPARTIMENTO AGRICOLTURA (cittadella regionale di Catanzaro) Domenico Modaffari, Maria Innocente, Giorgio Piraino, Francesco Curcio, e Giacomo Giovinazzo, Catanzariti, Soluri, cercavano e trovavano nell'archivio della Regione Calabria il faldone dell’azienda agraria dei baroni di Badolato, il quale fascicolo, con firma del dirigente SALVATORE SIVIGLIA (capo ufficio di Francesco Larocca) consegnava (violando la legge sulla privacy Legge n. 675 del 31 dicembre 1996 ) il fascicolo aziendale dei baroni di Badolato all’avvocato Salvatore Staiano (difensore del clan di ‘ndrangheta Gallelli -macineju e quindi del geometra Francesco Larocca) con richiesta del 19 dicembre 2018 e del 27 febbraio 2019 come risulta inoltre dal pagamento dei diritti di segreteria di euro 48.00 a opera dell’avvocato Salvatore Staiano. Grazie quindi a questi impiegati della Regione Calabria e al dirigente SALVATORE SIVIGLIA (in foto) il recluso Francesco Larocca metteva le mani su tutti i carteggi e i dati sensibili dell’azienda dei baroni Gallelli, compresi i permessi e le concessioni relative ai pozzi d'acqua, alla piscina, ai contributi europei percepiti negli anni per le varie attività agricole, nonché tutti i carteggi e i progetti relativi al loro agriturismo sito a Badolato presso tenuta Pietranera (luogo che ha appunto dato il nome all’operazione Pietranera). Successivamente il malavitoso Francesco Larocca venuto a conoscenza dei carteggi, si attivava con segnalazioni strumentali, esposti presso ARCEA, l'ASL, l'ASP, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, la stessa Regione Calabria, e altri enti, strumentalizzando dunque a suo uso e consumo la pubblica amministrazione contro i baroni di Badolato, come provano le molte denunce che nei mesi successivi gli avvocati dei baroni hanno depositato nelle opportune, sedi, legali, competenti. Nella copia di accesso agli atti del faldone dei baroni Gallelli, si legge inoltre che i dipendenti Modaffari (costui attuale sindaco di Africo) Innocente e Curcio, scrivevano che la consegna dei faldoni Gallelli da parte della signora Soluri, è avvenuta senza essere accompagnata da un elenco di consegne, ma da faldoni anonimi senza nessuna indicazione, e solo grazie alla caparbietà del sig. Catanzariti, che approfondendo la ricerca anche in archivio presso la fondazione TERINA, in data 8 febbraio 2019 veniva individuato il faldone Gallelli e si avviava la procedura di accesso agli atti, per accontentare la richiesta del malavitoso Francesco Larocca.
Dopo la consegna del faldone in questione al malavitoso Francesco Larocca, (sempre con firma del dirigente ing. Salvatore Siviglia) la Regione Calabria sospendeva all’azienda Gallelli di Badolato tutti i contributi europei (inclusa la PAC sul loro storico e rinomato olio extravergine di oliva) chiedendo inoltre la restituzione dell’intero contributo relativo alla forestazione, pari a quasi un milione di euro, giustificando tale richiesta col fatto che oltre il 20% delle piante di forestazione impiantate sui terreni dei baroni, sarebbero perite. In verità morie avvenute per cause di forza maggiore, quali incendi dolosi, alluvioni e siccità, che inoltre gli stessi tecnici dei baroni avevano nei passati anni già correttamente segnalato alla Regione Calabria, la quale per tali motivi aveva infatti già ridotto progressivamente il contributo comunitario a loro spettante. Interpellati quindi più volte per PEC dagli avvocati dei baroni Gallelli, sia il dirigente ing. Salvatore Siviglia, che la giunta regionale di Roberto Occhiuto, passati i 30 giorni NON hanno mai fornito chiarimenti e spiegazioni in merito alla consegna (senza consenso) del fascicolo aziendale dei baroni di Badolato al malavitoso Francesco Larocca. Di fatto l’amministrazione Regionale di Roberto Occhiuto, passati i 30 giorni previsti per legge, NON ha mai risposto alle numerose PEC, raccomandate, e mail, con le quali gli avvocati dei baroni chiedevano a che titolo l’ing. Salavtore Siviglia (oggi funzionario all’ambiente) avesse firmato la cessione del loro fascicolo aziendale (senza loro autorizzazione) al malavitoso Francesco Larocca (oggi detenuto per estorsione proprio nei confronti degli stessi baroni di Badolato a seguito dell’operazione Pietranera, a firma del Procuratore Nicola Gratteri.
I conclusione, di fatto esponenti della criminalità organizzata, sono riusciti illecitamente ad ottenere dalla Pubblica Amministrazione calabrese (in violazione della legge sulla privacy) i carteggi delle aziende delle loro vittime, al successivo fine di porre in essere una rappresaglia contro chi ha avuto il coraggio di denunciare.
Per tali gravissimi eventi gli avvocati dei baroni Gallelli, hanno denunciato alla Procura della Repubblica e alla Commissione Parlamentare Antimafia i responsabili dell’amministrazione regionale Occhiuto, per il reato di omissione di atti di ufficio (Art. 328 c.p.) e ogni altro reato ravviserà il sig. Giudice.
Attualmente il dirigente Salvatore Siviglia (in foto) è impiegato all’ufficio ambiente della Regione Calabria.
Fonte: denuncia penale.